il Giàc

Passeggiata lungo il lago.
Forse il miglior modo per "uscire dal mondo" e tornarci rigenerato.

Incontro il Giàc (si legge con la c morbida, come in ciliegia), un vicino di casa. Sui 55 anni, brizzolato, col nasone, da poco separato. Saluti, convenevoli, decidiamo di fare il giro del lago passeggiando.

Subito è scattato il terzo grado, queste le prime, nell'ordine in cui mi sono state fatte:
1. Quando vieni ad abitare qui?
2. Ti sposi?
3. Non per farmi i fatti tuoi, ma quanto hai pagato la tua casa?
4... potrei continuare riportando le altre domande che hanno occupato la successiva mezz'ora

vabbè. sopporto di buon grado, dopotutto vivrò lì e non sono cose eccessivamente riservate (quando vado ad abitare... beh, mi vedrebbe. Che non mi sposo mi sembra evidente: c'è solo il mio nome sulla cassetta delle lettere. Il prezzo della casa era sul sito di puntocasa...).

Il pomeriggio conosco le vicine di casa. Beviamo una birra insieme (mi si compra proprio con poco, eh!). A un certo punto parlo della mia passeggiata con il Giàc.
- eh, ti avrà fatto mille domande...
- eh, sì...
- ti ha chiesto quanto hai pagato casa?
- si...
- e del box? te l'ha chiesto?
- si, anche quello. Ha voluto sapere tutto.
- senti, noi avremmo una domanda che non osiamo fare al giàc. magari tu che c'hai parlato a lungo lo sai...
- boh, provate a chiedere... ma non credo...
- (ridacchiano)... non so se è il caso...
- beh, provate, mal che vada vi dico che non lo so...
- ma il Giàc, c'ha il moroso?